“Il mio primo insegnante di scrittura è stato John Gardner, che mi ha insegnato che ogni bravo scrittore crea, attraverso le parole, ‘un sogno vivido e continuo’.
Per ‘vivido’ intendeva un sogno forte e chiaro come la vita reale. Per ‘continuo’ intendeva un sogno che rimane vivo, che non consente alla mente del lettore di uscire dal mondo di fantasia.”
Chris Lombardi, in “Descrizioni: dipingere con le parole. Lezioni di scrittura creativa”, Gotham Writers’ Workshop, 2005.
Per la rubrica “
Consigli di scrittura – Come far felici autori e editor”, oggi ti parlerò di descrizioni e ti darò ben cinque consigli per renderle efficaci e per migliorare l’ambientazione del tuo romanzo. Iniziamo?
#1 Scrivere descrizioni usando i cinque sensi
L’errore più comune che riscontro nei testi degli autori emergenti è quello di sfruttare solo la vista per descrivere l’ambiente o i personaggi.
Per rendere una descrizione vivida, vera, bisogna “ricalcare” il mondo reale. Oltre a ciò che vedi, prova a descrivere anche ciò che senti, ciò che tocchi, i profumi, belli o brutti che siano, il gusto delle cose, il sapore.
Non devi usare sempre tutti e cinque i sensi, ma cerca di usarne almeno due o tre. Vedrai che le tue descrizioni prenderanno vita.
#2 Scrivere descrizioni precise
Ciò che rende davvero reale una descrizione è la precisione dei dettagli. Quanto più sono accurati, tanto più il testo ne gioverà in verosimiglianza.
Los Zapatos, che significa «le scarpe» (un nome che dava segretamente all’uomo un piacere infinito), era un piccolo villaggio non distante dall’oceano. Poco frequentato dai turisti. Non c’era una strada buona, non c’era vista panoramica sull’oceano (per quella bisognava procedere altre cinque miglia), e non c’erano luoghi o monumenti di interesse storico. E poi la taverna locale era infestata dagli scarafaggi e l’unica prostituta era una nonna cinquantenne.
Le notti di Salem, di Stephen King
I dettagli non solo aiutano a mantenere il sogno vivido, ma anche continuo. Leggendo descrizioni di luoghi così precise, il lettore crederà che quei posti esistano veramente.
Per essere precisi nelle descrizioni, però, bisogna avere un ampio vocabolario. Ovviamente non si può essere esperti in tutti i campi, è quindi sempre utile sfruttare Google e avere una connessione internet per fare ricerche su determinati luoghi, stili di vita, fiori, piante, utensili, capi di abbigliamento, ecc.
Essere vaghi è la cosa peggiore che tu possa fare, ed è segno di pigrizia.
Ma attenzione! Prima di inserire dettagli precisi, sì, ma inutili (“sollevò il dito indice della mano sinistra, appoggiata allo spigolo destro del tavolo”), ricorda che i dettagli di cui hai bisogno sono quelli efficaci!
Il
dettaglio efficace riesce a cogliere l’essenza di ciò che viene descritto. Di solito aiuta a dare una voce al personaggio, perché attraverso la scelta dei dettagli che usa per descrivere ciò che lo circonda, il lettore riesce a percepire la sua personalità, il suo modo di approcciarsi al mondo e di pensare e di vedere le cose e le persone.
#3 Evita quanto più possibile aggettivi e avverbi
Un altro segno di pigrizia dell’autore è l’uso continuo di aggettivi e avverbi. Sono parole che limitano l’immaginazione e appesantiscono la lettura. Ti chiederai: “Come è possibile scrivere una descrizione senza usare aggettivi? Gli aggettivi servono proprio a quello!”.
Certo, non devi eliminarli tutti, ma devi limitarne l’uso. Altrimenti come puoi scendere nei dettagli, usando parole precise e ricorrendo ai cinque sensi?
Prova a fare l’esercizio che segue, resterai stupito/a della descrizione che riuscirai a ottenere!
Esercizio 1
Ti lascio questo esercizio: scrivi una breve descrizione usando aggettivi e avverbi. Poi riscrivi la stessa descrizione, eliminandoli tutti e usando soltanto nomi e verbi. Ricordati di inserire dettagli efficaci e di sfruttare i cinque sensi!
Se fai questo e/o il prossimo esercizio, vieni a postare il risultato nel mio gruppo Facebook per ottenere un feedback!
#4 Nelle descrizioni usa le figure retoriche, ma non cadere nella trappola dei cliché!
Mi ritrovo spesso a lasciare uno di questi commenti, quando edito: “Descrizione banale. Similitudine abusata. Cliché”.
Il problema non è usare una similitudine o una metafora (o altre figure retoriche), ma quello di riuscire a sceglierne di originali, senza esagerare in numero e stando lontano dai cliché.
La signora Compain volteggiava come una farfalla notturna. Negli angoli da cui filtrava un po’ di luce, seppur debole, la signora Compain arrivava con le sue ali di pizzo. Fin dall’infanzia mi costruisco delle rappresentazioni mentali del tempo. Vedo l’anno come un trapezio isoscele. L’inverno è in alto, una linea dritta e decisa. L’autunno e la primavera disegnano una specie di gonna. E l’estate è sempre stata un lungo terreno piano. Oggi ho l’impressione che gli angoli si siano spuntati, che la figura non sia più stabile. È indice di cosa?
Felici i felici, di Yasmina Reza
Per fare questo cosa serve? Serve applicare tutto ciò che abbiamo detto finora, cercando l’originalità nei dettagli veri, quelli efficaci che colgono l’essenza di una cosa.
Esercizio 2
Prova a descrivere lo stesso oggetto o la stessa persona, vista però prima dagli occhi di un personaggio e poi da quelli di un altro personaggio. Quali sono le differenze? Su quali dettagli pone più attenzione l’uno e su quali l’altro? Quali parole, quale registro, quale tono usa l’uno e quali l’altro?
#5 Non dimenticare di includere le emozioni
In realtà pochi sono gli autori che dimenticano di includere le emozioni, è più facile che invece le descrivano in modo banale, usando aggettivi anche in modo poco originale. Bisogna non scordarsi mai del fatto che le emozioni vengono esternate anche e soprattutto attraverso espressioni del viso e azioni fisiche.
Spesso leggo cose come:
- disse triste
- lo guardò furioso
- rispose arrabbiato
Queste descrizioni sono misere, pigre, e non fanno arrivare davvero la scena agli occhi del lettore.
Se un personaggio è triste, non dirlo, mostra invece da cosa lo percepisce chi gli sta di fronte. Come nota che è triste? Cosa fa, che espressione ha, come si muove, cosa esprimono i suoi occhi, le sue parole?
Lo stesso vale per “fuorioso” e “arrabbiato”. Una persona arrabbiata può battere un pugno sul tavolo mentre parla, o chiudere la porta rumorosamente, o ancora voltarsi dall’altro lato. Sono tutte azioni che indicano lo stato d’animo di qualcuno, senza che ci sia bisogno di usare un aggettivo. In questo modo il lettore avrà davanti una scena che riuscirà a immaginare bene. Se scrivi “triste”, “arrabbiato”, “furioso” stai togliendo al lettore questo momento, non gli permetti di vedere cosa sta succedendo con i suoi stessi occhi. Gli consegni un’immagine sfocata di ciò che potrebbe essere, ma non gli dai una lente per vederla da vicino.
Paige sussultò sulla sedia come se avesse ricevuto uno schiaffo in faccia.
La sua reazione richiamò l’attenzione di Lowbock. «Sì, signora Stillwater?»
«Non crederà davvero…»
[…]
Paige schizzò in piedi con tanta veemenza da rovesciare la sedia. «Fuori.»
Lowbock battè le palpebre fingendosi perplesso. «Prego?»
La notte del killer, Dean Koontz
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Puoi approfondire l’argomento nel manuale “
Lezioni di scrittura creativa“, Gotham Writers’ Workshop, Dino Audino Editore, nel capitolo di Chris Lombardi.